Un rubino, uno zaffiro,
oppure un diamante che scorre tra le dita,
in bilico sul proprio palmo.
Pietre estremamente resistenti,
ma che si teme comunque di scalfire o intaccare.
Valore e potenza, travestite da fragilità indotta.
Se riuscissimo a prendere per mano le nostre fragilità (spesso considerate tali a causa del contesto culturale), ad abbracciarle, a stringerle a noi, ne scopriremmo finalmente tutta la forza ed il valore.
Un’emozione che fluisce in una lacrima,
una parola d’amore sussurrata a noi stess*
rivolta ad un nostro presunto difetto.
Un’arresa incondizionata alla propria sensibilità
mettendo da parte strati ammuffiti di orgoglio,
assaporare con gusto la propria essenza
smettendo di coltivare stereotipi fasulli.
Lasciare respirare la propria creatività
linfa vitale di ogni svolta,
mostrarsi vulnerabili
per ammirare finalmente la propria autenticità.
Atti rivoluzionari,
un’insperata liberazione dall’oppressione,
un urlo di gioia per un dittatore caduto…
Concediti, ovvero ritirati, di fronte a qualcuno… ritirati di fronte alla tua autenticità.
💚🌳🌱
“Cosa posso fare per me, ora
senza il freno delle aspettative
senza l’avversione verso l’ignoto
mostrandomi davvero a me stessa?
Quella è la miccia
che scioglie il ghiaccio della fragilità
e ne mostra la piena potenza
il suo nucleo pulsante
ora lo sento
è l’interruttore
che illumina l’ignoto
e si trova nei miei passi
verso l’amore.”
[Lo scritto tra virgolette è estratto da “Ice”, riflessione emozionale contenuta nel nostro percorso Benessere Sonoro su EcoSapere.it]